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Anagrafe poetica del mondo
Questo autoritratto di Shirin Neshat*, con i versi della poesia Dono di Forugh Farrokhzad scritti sul volto, fa parte di un progetto artistico dal titolo Women of Allah.
Con questo lavoro, sviluppato tra il 1993 e il 1997, l’artista ha voluto indagare la complessità femminile in Iran dopo la rivoluzione islamica. Lo sguardo di Neshat evita il giudizio per concentrarsi sulle molteplici sfaccettature culturali, sociali e piscologiche delle donne iraniane oppresse.
Credo che in queste settimane così drammatiche e cupe per il mondo, potremmo seguire l’esempio dell’artista iraniana e creare una piccola anagrafe poetica e critica della nostra comunità così da poterci interrogare sull’insensatezza delle guerre.
Potremmo farci un autoritratto, scegliere un testo poetico di denuncia da scrivere a mano libera sul nostro viso. Raccogliere un numero sufficiente di ritratti e rilegarli insieme.
Creare preziosi libri di speranza.
Potremmo allestire nuove biblioteche. Spingerci oltre e redigere altri libri, recuperando dai parenti e dagli amici, le foto e le parole care di ragazze e ragazzi morti sotto un bombardamento. Di giovani che resteranno eternamente giovani, uccisi mentre ascoltavano la loro musica preferita. Di bambini travolti dalle macerie di un palazzo crollato sotto i colpi di mortaio per non dimenticare i dolorI inconsolabili e l’odio che provocano le guerre.
Ogni 10 anni dovremmo ricordarci di aggiornare la nostra foto, trovare un’altra poesia, un nuovo monito o una canzone e riscriverla sul nostro volto invecchiato. Aggiungere nuovi volumi all’anagrafe della comunità, sfogliare i libri meno recenti per tener viva la memoria degli scomparsi.
Popolare un’anagrafe poetica degli innocenti, perché’ i libri, le poesie scritte sui volti, le storie delle persone uccise dalle bombe ci aiutino a non dimenticare la nostra umana natura e illuminino la notte di una labile e fioca speranza di pace.
Dono
Io parlo dall’estremo della notte.
Io dall’estrema oscurità,
dall’estremo della notte parlo.
Ma se soltanto verrai qui, o amato,
portami un lume, e una piccola
finestra per spiare la strada
affaccendata e felice.
Forugh Farrokhzad
Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957) è internazionalmente nota per i lavori filmici e le serie fotografiche con cui esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella cultura iraniana, ambito di provenienza dell’artista. Le sue eleganti e rigorose costruzioni filmiche le sono valse, nel 2009, il Leone d’Argento per la migliore regia alla Mostra del Cinema di Venezia con il lungometraggio Uomini senza donne. Sempre a Venezia, ma nell’ambito della Biennale d’Arte, già nel 1999 Neshat aveva ricevuto il Leone d’Oro come migliore artista internazionale.