by Published On: Novembre 8, 2023

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Anagrafe poetica del mondo

Questo autoritratto di Shirin Neshat*, con i versi della poesia Dono di Forugh Farrokhzad scritti sul volto, fa parte di un progetto artistico dal titolo Women of Allah.

Con questo lavoro, sviluppato tra il 1993 e il 1997, l’artista ha voluto indagare la complessità femminile in Iran dopo la rivoluzione islamica. Lo sguardo di Neshat evita il giudizio per concentrarsi sulle molteplici sfaccettature culturali, sociali e piscologiche delle donne iraniane oppresse.

Credo che in queste settimane così drammatiche e cupe per il mondo, potremmo seguire l’esempio dell’artista iraniana e creare una piccola anagrafe poetica e critica della nostra comunità così da poterci interrogare sull’insensatezza delle guerre.

Potremmo farci un autoritratto, scegliere un testo poetico di denuncia da scrivere a mano libera sul nostro viso. Raccogliere un numero sufficiente di ritratti e rilegarli insieme.

Creare preziosi libri di speranza.

Potremmo allestire nuove biblioteche. Spingerci oltre e redigere altri libri, recuperando dai parenti e dagli amici, le foto e le parole care di ragazze e ragazzi morti sotto un bombardamento. Di giovani che resteranno eternamente giovani, uccisi mentre ascoltavano la loro musica preferita. Di bambini travolti dalle macerie di un palazzo crollato sotto i colpi di mortaio per non dimenticare i dolorI inconsolabili e l’odio che provocano le guerre.

Ogni 10 anni dovremmo ricordarci di aggiornare la nostra foto, trovare un’altra poesia, un nuovo monito o una canzone e riscriverla sul nostro volto invecchiato.  Aggiungere nuovi volumi all’anagrafe della comunità, sfogliare i  libri meno recenti per tener viva la memoria degli scomparsi.

Popolare un’anagrafe poetica degli innocenti, perché’ i libri, le poesie scritte sui volti, le storie delle persone  uccise dalle bombe ci aiutino a non dimenticare  la nostra umana natura e illuminino la notte di una labile e fioca speranza di pace.

 

Dono

Io parlo dall’estremo della notte.
Io dall’estrema oscurità,
dall’estremo della notte parlo.

Ma se soltanto verrai qui, o amato,
portami un lume, e una piccola
finestra per spiare la strada
affaccendata e felice.

Forugh Farrokhzad

 

Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957) è internazionalmente nota per i lavori filmici e le serie fotografiche con cui esplora le rappresentazioni identitarie del femminile e del maschile nella cultura iraniana, ambito di provenienza dell’artista. Le sue eleganti e rigorose costruzioni filmiche le sono valse, nel 2009, il Leone d’Argento per la migliore regia alla Mostra del Cinema di Venezia con il lungometraggio Uomini senza donne. Sempre a Venezia, ma nell’ambito della Biennale d’Arte, già nel 1999 Neshat aveva ricevuto il Leone d’Oro come migliore artista internazionale.