by Published On: Settembre 30, 2023

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Disorientarsi

Restano impilate una sull’altra, dimenticate sui ripiani di una mensola in cucina insieme al rotolo dello spago, alle penne a sfera che hanno smesso di scrivere da tempo. Le cartine e le mappe con le loro piegature, i nomi cerchiati a matita intorno a piccoli villaggi sul mare, i passi montani da valicare, gli squarci causati dalle pieghe del tempo, sono cimeli di un’era trascorsa. Non è più così scontato, dopo l’avvento dei navigatori, trovarne nei vani portaoggetti delle nostre automobili.

In passato, la possibilità di sbagliare strada di mancare una svolta o non vedere quel cartello seminascosto da una siepe, rendevano i nostri viaggi imperfetti e sorprendenti. Fino  a poco tempo fa potevamo ancora perderci, fermarci prima del tramonto, la cartina poggiata al cofano dell’auto e stupirci d’avere un tempo inaspettato da vivere. Leggere il nome sconosciuto di un fiume,  sillabare i paesi alle pendici dei monti, guardare disorientati l’orizzonte cambiava il ritmo dei nostri pensieri.

Ormai questo privilegio di saper consultare una cartina è rimasto ai cicloturisti che vediamo d’estate sulle strade provinciali e agli amanti delle camminate in montagna. Loro possono ancora perdersi, orientarsi prima che faccia buio, affidarsi al loro istinto, camminare fuori traccia. Come auspica nei suoi saggi, il geografo ed esploratore, Franco Michieli:

perdersi imboccare una strada imprevista è un buon modo per rinnovarsi. Tutto cambia se si impara a leggere la natura. Non solo si recupera le capacità di orientamento, ma anche la dimensione spirituale che nasce da questa straordinaria esperienza.”

Disorientarsi è lo stesso moto ideale che ha spinto l’artista Emilio Isgrò* a misurarsi con le cartine della sua amata Sicilia. L’artista cancella sulla carta geografica luoghi e spazi della sua terra natia, ne sfrangia i contorni, solamente per legarla al resto del mondo, per immaginarla nuova e al contempo uguale nella sua identità, facendola rinascere sempre.

“Quando si cancellano i nomi delle montagne o dei fiumi, si riporta il mondo a uno stato di natura prelinguistica, quando non esistevano né l’uomo né la parola. A uno stato virtuale di libertà e di pace, quando l’uomo non era ancora apparso sul pianeta con i suoi egoismi generatori di guerre, divisioni e conflitti”

Come ricorda Luca Beatrice, curatore e critico d[arte, nel catalogo: “Emilio Isgrò. Disorientarsi”,

“Nelle mappe di Isgrò (…) il primo effetto è quello di una perdita dell’orientamento che fa saltare le convenzioni nominali per ridisegnare una nuova geografia immaginaria, nel tentativo di conoscere il mondo negandone i punti cardinali e insinuandoci il dubbio che in fondo qualsiasi tipo di linguaggio potrebbe reggersi più che altro su semplici convenzioni.

I segni neri e bianchi sulla carta evidenziano un lavoro fornito di una propria pittoricità, dall’andamento lineare e sinuoso, ritmato e simmetrico. Se poi dovessimo chiedere all’artista le ragioni delle scelte di questi luoghi invece di altri, probabilmente insisterebbe sulla componente calda, mediterranea, della sua ispirazione. Della somma di tante mappe è formato così questo atlante immaginario che sovverte l’ordine e lascia ben pochi punti di riferimento così come siamo abituati a percepirli.”.

E allora potremmo prendere anche noi le cartine dei nostri luoghi cari, la mappa della nostra città e cancellarne i nomi delle vie, le piazze, i nomi dei giardini per perderci e provare a rinnovarci immaginando un nostro mondo nuovo.

*Emilio Isgrò (1937, Barcellona di Sicilia, Italia) vive e lavora a Milano. Isgrò è artista, poeta, scrittore e regista noto a livello nazionale e internazionale. Pubblica nel 1956 il primo libro di poesie e negli anni ‘60 realizza le prime forme di cancellature avvicinandosi alla Poesia Visiva e all’arte concettuale. Nel 1973 partecipa a Contemporanea, mostra curata da Achille Bonito Oliva. Fra le mostre personali e collettiva si annoverano: L’ora italiana, Museo Civico Archeologico, Bologna (1986); The Artist and the Book in Twentieth- Century Italy, Museum of Modern Art, New York, (1992-1993) e Peggy Guggenheim Collection, Venezia, (1994); Var ve yok, Taksim Sanat Galerisi, Istanbul, (2010); L’Italia che dorme, Galleria d’Arte Moderna, Roma, (2011); Seme dell’Altissimo, Expo Milano (2015); Isgrò, Palazzo Reale / Gallerie d’Italia / Casa Manzoni, Milano (2016); Emilio Isgrò, Fondazione Giorgio Cini, Venezia (2019). Ha partecipato alla Biennale d’Arte di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993), alla Quadriennale di Roma, Italia (1986) e alla Biennale di San Paolo (1977).