by Published On: Dicembre 4, 2023

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Il censimento degli alberi perduti

 

 

Prova a capovolgere la storia. Non è il nostro mondo in cui ci sono degli alberi. E’ un mondo di alberi, dove gli esseri umani sono appena arrivati.

 

Viene sopraffatto da una grande verità: gli alberi cadono con spettacolare fragore. Ma la piantumazione è silenziosa e la crescita invisibile.

 

Richard Powers

 

L’estate appena trascorsa con i suoi violenti nubifragi ha cambiato la conformazione dei boschi del nostro paese.

A tutte le latitudini, sono caduti alberi secolari sradicati dalla forza del vento.

Ho un bosco amico vicino a casa. Ora, quando passeggio tra i suoi tronchi tagliati alla radice, gli occhi guardano smarriti il fondale grigio del cielo che gli alberi prima celavano. A terra, dove una volta si allungavano le ombre delle chiome, una luce sinistra rischiara il selciato.

Verrebbe voglia di fare un piccolo censimento degli alberi caduti che ci sono stati cari. Su un quaderno, riportare il nome della specie, disegnare la sagoma delle foglie e la linea tortuosa delle radici. Marchiare con un asterisco sul foglio, qual era il loro posto sulla terra.

Ci sono circa 73000 specie di alberi diversi sul pianeta, 9000 delle quali devono ancora essere scoperte. Ci sono parti della foresta amazzonica che vengono erose, ogni giorno, per mano dell’uomo.

Difficile, allora, non pensare al romanzo IL SUSSURRO DEL MONDO di Richard Powers. Difficile non pensare agli alberi di Giuseppe Penone* o al lavoro più recente di Johanna Calle* e alla mostra SIAMO FORESTA appena conclusasi alla Triennale di Milano che è stata una celebrazione immaginifica degli alberi come fonte di ispirazione estetica per le società umane.

Nell’immagine di copertina di questo post, tratta dalla serie di opere Perímetros, Johanna Calle usa una macchina da scrivere per trascrivere la legge fondiaria, la Ley de Tierras, su dei vecchi libri notarili. Questa legge protegge i diritti dei contadini colombiani sfollati con la forza e consente loro di rivendicare la proprietà della loro terra elencando gli alberi che hanno piantato. Le sagome aggraziate e delicate di questi grandi alberi di carta diventano così i veicoli di un salvifico e potente messaggio politico; denunciano la vulnerabilità dei contadini colombiani dall’indifferenza generale verso le minoranze in lotta.

 

Giuseppe Penone è uno degli interpreti del concetto di “arte povera” che si esprime nella sua costante ricerca attorno al rapporto tra uomo e natura. Le sue opere evidenziano sempre questa simbiosi e sottolineano la fluidità che accomuna tutti gli elementi vegetali, umani e minerali. Sin dall’inizio, la sua costruzione artistica vuole indagare la conoscenza sensoriale, attraverso la quale l’uomo acquisisce una coscienza empirica delle leggi dell’Universo che regolano le trasformazioni del mondo naturale, percepito come un processo organico in mutazione.

Johanna Calle ha studiato arte all’Universidad de los Andes di Bogotá (1984-1989), e grazie a una borsa di studio assegnata dal British Council nel 1992, al Chelsea College of Art and Design di Londra. Le sue prime produzioni furono assemblaggi e dipinti realizzati con composti chimici come ruggine e acido. La sua arte coinvolge i seguenti temi: arte latinoamericana, regione andina, urbanizzazione, minimalismo politico e globalizzazione.