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Muri e manifesti
Ho trascorso giornate intere a camminare per le città. A zonzo senza una meta precisa. Annotavo sulla mappa topografica la distanza che separava tra loro, pochi approdi sicuri. Dopo due ore trascorse per le vie di una città hai bisogno di un luogo sicuro dove ritrovare un po’ di pace: una libreria, una piccola mostra, un caffè all’angolo della strada.
Ho scoperto che ogni città ha un suo alfabeto di rumori, immagini e cromie.
A Milano prediligo le giornate con i cieli grigi, le luci al neon delle pubblicità sempre accese, i muri e i manifesti pubblicitari ai margini delle circonvallazioni, gli strappi imprecisi di alcune affissioni che rivelano, carta su carta, il trascorrere del tempo e delle mode.
Mi piacciono i manifesti con colori sgargianti che una volta strappati svelano le cellulose del passato in contrasto col grigiore della metropoli: il volto di un politico caduto in disgrazia, il profilo di un auto sportiva, una bibita, la locandina di un vecchio film, le parole logore di uno slogan.
I muri raccontano le città nelle quali viviamo. Le città si trasformano nel susseguirsi di fotogrammi fatti di carte consumate e strappi inferti dagli attacchini che precedono la prossima affissione.
E’ come se camminassimo immersi in un catalogo ragionato delle opere di Jacques Villeglé* o in una collezione di decollages di Mimmo Rotella.
Ogni città è un gigantesco libro a cielo aperto con i suoi muri, i poster strappati, le polveri sottili, il frastuono dei suoi colori dominanti, gli slogan, le grafiche, i font e la luce del cielo che altera la superficie increspata delle carte.
Jacques Villegle: Originario di una famiglia della piccola nobiltà bretone, era nato a Quimper nel 1926 e registrato all’anagrafe con il nome di Jacques Mahé de la Villeglé. Studia architettura all’Accademia di Belle Arti di Nantes. Dal 1949 percorre senza sosta le strade di Parigi e dintorni per recuperare manifesti strappati, spesso ricoperti da scritte anonime, moderni palinsesti dell’universo urbano. Complice Raymond Hains, li fissa sulla tela, cristallizzandoli per i tempi a venire. Villeglé è universalmente riconosciuto come l’ideatore delle affiche lacerate attraverso cui attua una riflessione sulla realtà; con lo stesso Hains e con François Dufrêne fonda il gruppo degli Affiches (cui si aggiungeranno Arman e, nel 1960, anche Mimmo Rotella).
Nel 1960 Villeglé aderisce al Nouveau Réalisme, il movimento fondato dal critico Pierre Restany. Le sue mostre spaziano dalla prima personale al Musée des Beaux-Arts di Morlaix nel 1978 a quella nel Centre Pompidou a Parigi nel 2009.
«Al crocevia dei movimenti oggi considerati “storici” come il Nouveau Réalisme, il Lettrisme o l’Internazionale Situazionista, il lavoro di Villeglé, ancorato all’attualità, è celebrato dalle nuove generazioni» sottolineava il Pompidou al tempo della sua retrospettiva. Villeglé collaborava da tempo con la Galleria Georges-Philippe e Nathalie Valois.